Ambiente e innovazione: tre idee imprenditoriali ecosostenibili

AMBIENTE E INNOVAZIONI

Sempre più imprese, ricerche e startup sono alla ricerca di soluzioni per l'emergenza ambientale causata dai nostri stili di vita. Ecco tre progetti innovativi in grado di aiutare il pianeta.


1) Surriscaldamento globale, crisi energetica e sovrapproduzione di CO2: sono solo alcuni dei temi protagonisti dell'emergenza ambientale su cui si puntano i riflettori. Se ne parla molto, ma non solo: c'è anche chi su questi temi lavora per trovare soluzioni sostenibili sia dal punto di vista ambientale sia da quello imprenditoriale e, in taluni casi, le trova. Una delle più grandi problematiche da affrontare è sicuramente la riduzione delle emissioni di CO2 nell'atmosfera. A tal fine è stata messo a punto una speciale bici, capace di purificare l’aria che il ciclista respira. Come? 
Un dispositivo con due bocchettoni montato sul manubrio sfrutta l'energia motoria del mezzo per raccogliere l'aria e restituirla pulita, grazie ad un potente filtro. Un  funzionamento simile a quello della Smog Free Tower, una torre di depurazione dell'aria già presente a Rotterdam e a Pechino. La Smog Free Bicycle è ancora un modello sperimentale, ma potrà avere la sua migliore applicazione nelle grandi città, anche in virtù dei servizi di bike sharing, ormai sempre più diffusi. 

2) Un altro modo di ridurre l'inquinamento è sicuramente quello di cercare carburanti alternativi al petrolio. Per ora infatti ci siamo limitati produrre auto elettriche, ma potrebbero esserci altre alternative, anche più sostenibili? Pare di sì. Molte ricerche, infatti, puntano ad utilizzare le alghe come elemento base per la produzione di biocarburanti. Un'azienda californiana specializzata nella green tech ha pensato di piantare delle grandi foreste di kelp (un’alga molto diffusa e utilizzata anche nella cucina giapponese) sulla superficie degli oceani. Queste, una volta cresciute, verrebbero raccolte in enormi stomaci di plastica installati qualche metro sotto il pelo dell’acqua: lì frotte di batteri, "digerendo le alghe", produrrebbero tre sostanze utili. Metano che verrebbe pompato direttamente a terra per gli usi civili e industriali, CO2 che verrebbe catturata per essere stoccata in depositi geologici e sostanze di scarto che fornirebbero nutrimento ai pesci.

Secondo la ricerca basterebbe coprire di kelp il 3% della superficie oceanica totale per ottenere biometano sufficiente a produrre 400 milioni di MWh di energia (quanto consuma la California in un anno). Si eviterebbe così di immettere nell’atmosfera più di 100 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti a tutte le emissioni annuali del parco auto della Germania.
Inoltre, le alghe, fornendo nutrimento per i pesci, farebbero aumentare di 200 milioni di tonnellate l’anno il volume del pescato e ciò basterebbe a soddisfare per 12 mesi le richieste dell’intero continente africano. Ma cosa potrebbe accadere al clima e all'ecosistema marino se il 3% degli oceani (circa 1.000.000 di Km2) fosse ricoperto da alghe? Questo per il momento non è spiegato in questo studio. 
3) Un'idea tutta italiana, invece, è quella di trasformare i PAP (prodotti assorbenti per la persona) in altri oggetti, dando una seconda chance a materiali che finora era impensabile di riutilizzare. A Treviso, in Veneto, esiste un impianto fatto apposta per recuperare materia prima da questi rifiuti indifferenziati. Ma quanto materiale può essere ricavato e quali oggetti si possono creare? Da un’intera tonnellata di PAP si possono ricavare fino a 80kg di plastica, 160kg di cellulosa e 80kg di polimero super assorbente. Da questi materiali, poi, nascono grucce, giocattoli, tavoli, carta, ma anche prodotti tessili e fertilizzanti.
La plastica, tuttavia, resta uno dei materiali più controversi: dopo il boom del suo utilizzo degli anni '80, la direzione odierna è quello della sostituzione con materiali più sostenibili. Nonostante questo,  guardandoci intorno scopriamo che ne siamo circondati e, per questo, vi sono innumerevoli iniziative di raccolta autonoma per le strade e nelle spiagge: ma se invece di cercare a vuoto, avessimo la possibilità di effettuare una raccolta mirata?

È nata, infatti, una piattaforma che sarà in grado di far confluire e unire vari set di dati utili a collaborare e affrontare la sfida dei rifiuti plastici. Le principali aree di intervento comprendono il consumo e la raccolta della plastica, i rifiuti plastici generati e dispersi nell’ambiente, la gestione dei rifiuti e le soluzioni di riciclo in atto. Chiamata Plastics Recovery Insight and Steering Model (“PRISM”), la piattaforma in fase di sviluppo servirà come unica fonte di dati coerenti che forniranno informazioni sulle azioni intraprese da ONG, membri della value chain, comunità, autorità di regolamentazione e altre organizzazioni, per migliorare le decisioni e i programmi di gestione dei rifiuti.

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