Rifiuti edili: cosa si può recuperare?

Rifiuti edili - Eurocorporation

I rifiuti edili sono classificati come speciali e il loro riciclo è un argomento molto attuale per la tematica della sostenibilità, anche per chi non lavora nel settore. La situazione da questo punto di vista non è affatto rosea: si producono molti rifiuti edilizi e, di questi, pochi vengono effettivamente riciclati. Parlando in modo più concreto, in Europa il settore delle costruzioni e demolizioni  produce 374 milioni di tonnellate di rifiuti (escluse le terre da scavo). E in Italia la musica non cambia: l’ISPRA rivela che nel 2019 i rifiuti edili erano 57 milioni, inclusi quelli definiti pericolosi, come gli scarti contenenti amianto (68%).

Eppure il riciclo e lo smaltimento dei rifiuti edili interessa tantissimi prodotti: scarti delle lavorazioni di materiali e componenti, involucri o confezioni di carta e cartone, asfalto, mattoni, legno, laterizi, calcestruzzo, residui degli scavi inquinati da sostanze pericolose e dell'acqua di risulta dalle lavorazioni. Sono riciclabili anche i prodotti della demolizione di una casa, come il calcestruzzo: questi possono produrre inerti, ghiaia, strade e tanto altro. Inoltre tutti i metalli possono essere riciclati, così come tutti i rifiuti organici possono essere convertiti in biogas o terriccio.

Creare un'economia circolare edilizia è possibile: esistono, infatti, metodi innovativi per la gestione di questi rifiuti. Dagli scarti è possibile ricavare materiali betonabili, miscelabili, e quindi impiegabili direttamente per costruzioni e riempimenti. Sperimentazioni recenti prevedono la possibilità che nei leganti idraulici, cioè la parte fluida necessaria per realizzare la miscela, si utilizzino i percolati (liquidi che si depositano sulla base delle discariche degli inerti) depurati, consentendo di riutilizzare ogni elemento che compone la catena di gestione dei rifiuti inerti. 

Un'altra possibilità, già sdoganata da paesi come la Danimarca, è il riutilizzo dei mattoni. Ancor prima che il concetto di gestione efficiente dei rifiuti edili si diffondesse, la Danimarca aveva già pensato a Rebrick, da “brick” (mattone). Si tratta di un progetto che intende recuperare i mattoni provenienti dalla demolizione: smistati in modo automatico, separati e puliti, vengono poi utilizzati per nuove costruzioni. Il progetto ha avuto ricadute così positive sull’ambiente, da  evitare l’emissione in atmosfera di 2 kg di CO2 per mattone!

In Italia quando si tratta di rifiuti edili, nella maggior parte dei casi si preferisce la discarica e il recupero è poco diffuso. I dati Ispra 2019 indicano che il 75,7% dei rifiuti non pericolosi viene smaltito in discariche per rifiuti inerti, il 20,4% in discariche per rifiuti non pericolosi e il restante 3,9% in discariche per rifiuti pericolosi. Per quale motivo? Questo avviene perché nel nostro Paese esistono diverse problematiche legate a questa attività. 

Nonostante lo smaltimento in discarica non sia la soluzione preferibile, questa opzione viene scelta perché, in primis, non c’è un’offerta organica e diffusa di impianti, a tal punto che l’ANCE (Associazione Nazionale dei Costruttori Edili) ha avanzato delle proposte per incentivare il recupero e l’acquisto di materiali e per migliorare l’informazione su questi temi. La carenza di impianti è tale per cui circa 3,1 milioni di tonnellate dei nostri rifiuti vengono esportati all’estero, soprattutto in Germania, ad un costo molto elevato. Non solo, materie prime seconde necessarie all'industria italiana come i rifiuti metallici per le acciaierie della Lombardia e del Friuli Venezia Giulia, arrivano dall’estero: si parla di circa 6,6 milioni di tonnellate. 

Un ulteriore ostacolo è costituito, inoltre, dalla carenza di risorse e agevolazioni alle imprese. Per semplificare l’attività di riciclo è opportuno che le aziende inizino già in fase di demolizione a distinguere, dove possibile, i rifiuti in modo selettivo: più questi sono omogenei, più i risultati del riciclo saranno ottimali. Nel settore edilizio questa però è una impresa non da poco, poiché, specie gli scarti delle demolizioni, sono molto disomogenei.  Optare per una demolizione selettiva, da un lato può ridurre i costi e le difficoltà successive del riciclo, rendendo più facile riutilizzare il materiale anche nello stesso campo edilizio; dall'altro richiede di sostenere dei costi. Spesso, infatti, si deve far ricorso a macchine specializzate che hanno un costo elevato e non tutte le imprese sono in grado di sostenerlo, specialmente con l'idea di far un grosso investimento senza un ritorno, almeno paritario.

Tuttavia, abbracciare la scelta del riciclo con il giusto investimento è possibile affidando l'intero ciclo di smaltimento a un'azienda competente e iscritta all'Albo dei Gestori Ambientali come Eurocorporation. La nostra azienda offre un servizio con container scarrabili direttamente nel luogo di produzione, o più contenitori per lo stoccaggio dei rifiuti insieme alla relativa operazione di cambio, con ritiro del pieno e il posizionamento del vuoto. Tutto seguendo le normative e garantendo la massima qualità del servizio. Fin dall'inizio sarà possibile osservare una riduzione dei costi dello smaltimento dei rifiuti: il riciclo, infatti, può essere vantaggioso anche per abbattere i costi di acquisto dei materiali inerti naturali che hanno un prezzo crescente. 

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